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Consiglio Comunale 7 febbraio 2018

Comunicazione in merito al Raid Razzista avvenuto a Macerata.

Macerata diventa teatro della violenza più cruda, in pochi giorni una città doppiamente ferita, per l’omicidio brutale di una giovane ragazza, Pamela Mastropietro e per la follia, che sfocia nella xenofobia, di un ragazzo, Luca Traini, che tiene per diverse ore la città in ostaggio del più completo terrore.

Il comune denominatore si chiama ODIO, quell’odio covato sotto le ceneri di un tessuto sociale alterato dalla droga e dall’esasperazione xenofoba ; il primo episodio (con ogni probabilità legato al mondo della droga) ha indotto un ragazzo nigeriano di 29 anni, Innocent Oseghale, ad infierire sul corpo di Pamela Mastropietro, trovato abbandonato in due valige nelle campagne di Pollenza; il secondo si è manifestato come un odio cieco e razzista innescato da Luca Traini verso indistintamente tutti i nigeriani o extracomunitari della sua città, colpevoli unicamente di avere lo stesso colore della pelle del presunto assassino di Pamela.

Il tema infiamma l’opinione pubblica e la politica: ‘ fatti orribili da condannare’ è il grido pressoché unanime, seguito purtroppo da diversi distinguo. Dalla politica emergono le diverse posizioni:

È stato soltanto un gesto folle di un pazzo’ dice Berlusconi, Salvini non perde occasione di attaccare il Governo rendendolo responsabile dei troppi clandestini, Di Maio preferisce tacere sull’accaduto.

Luca Traini, che destina perfino qualche pallottola per la sede PD di Macerata (perché, a suo dire, frequentata da neri) compie il suo gesto esaltato inneggiando alla vendetta ed all’epurazione sociale.

Nella sua follia rivendica l’appartenenza a un credo nazista e razzista molto preoccupante che, fatto ancor più grave, trova consenso sui Social Network, dove c’è perfino chi inneggia al ‘giustiziere’ e chi plaude tale azione, con striscioni e manifestazioni di solidarietà.

Il seme dell’odio verso chi non è nato nel nostro Paese, verso chi ha cultura e tradizioni diverse, verso chi fugge da una realtà invivibile crea, nell’immaginario di una parte della comunità, per fortuna largamente minoritaria, la voglia di rivendicare un astio profondo contro chi ha la sola colpa di avere la pelle di colore diverso.

Quella colpa che ha tentato di estirpare Luca Traini con il suo folle gesto e che in troppi, fatto assai più grave, hanno ammesso di condividere.

Di là dal proprio credo, del proprio sentimento, tocca alla Politica intervenire con grande senso diresponsabilità, abbassando i toni e continuando a migliorare la sicurezza

Il nostro presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha telefonato al Sindaco di Macerata, Romano Carancini, per manifestargli apprezzamento per le parole di responsabilità istituzionale con le quali il primo cittadino si è rivolto ai suoi concittadini.

“Odio e violenza non riusciranno a dividerci”, ha detto il premier.

“Delitti efferati e comportamenti criminali saranno perseguiti e puniti, questa è la legge, questo è lo Stato”.

In un tweet, poi, ha scritto:”Sparatoria contro cittadini inermi in una comunità già colpita dalla barbara uccisione di una ragazza.

No a un’escalation di odio e violenza. Fermiamola subito. Fermiamola insieme”.

Sono queste le parole di responsabilità che ci si aspetta di sentire da chi ricopre incarichi pubblici e politici, e non “facili” slogan da campagna elettorale che snaturano la nostra civiltà e il nostro senso di solidarietà portando solo ad alimentare la paura e condurre al rifiuto dello ‘straniero’.

Il folle gesto compiuto da Luca Traini con la bandiera Italiana sulle spalle ci offende, ci fa indignare e vergognare, insulta tutti noi e la nostra storia tragicamente segnata dal nazismo.

Luca Traini, italiano, e Innocent Oseghale, nigeriano, hanno due nazionalità diverse ma entrambi spendono la loro vita sotto lo stesso credo, quello dell’odio e del non rispetto. Non rispetto del prossimo e della comunità in cui vivono.

Nel loro modo di essere, vogliono essere l’emblema stesso dell’odio, usando l’arma della violenza.

Ma la violenza è un’arma destinata alla sconfitta, non alla vittoria. La violenza non si combatte con la violenza come il veleno non si neutralizza con altro veleno ma con l’antidoto.

Allora il nostro sforzo, il nostro convincimento deve essere quello di trovare l’antidoto, tutti insieme.

Abbassiamo i toni e, in attesa che la giustizia segua il suo corso, promuoviamo, sempre più, politiche di tolleranza, inclusione ed integrazione insieme a politiche in grado di contrastare la criminalità per favorire la sicurezza di tutti.

Lidia Rosa PischeddaGruppo Consiliare Partito DemocraticoFebbraio 2018