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O.D.G. – Rom – Sinti – Camminanti

Ordine del Giorno

PREMESSO CHE

  • Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato che “Dobbiamo fare una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti, ossia rifacendo quello che fu definito un censimento, facciamo un’anagrafe”, aggiungendo che “i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa” e richiamandosi a precedenti iniziative del Ministro Maroni.
  • L’Italia è uno dei Paesi dell’Unione Europea in cui abitano meno persone facenti parte dei gruppi etnici “rom”, “sinti” o caminanti, tre sottogruppi uniti dal fatto di parlare una delle varie versioni della lingua romanì. Secondo i dati presentati al Senato della Repubblica dall’Associazione 21 luglio si stimano tra le 120mila e le 180mila persone, circa lo 0,2 % della popolazione italiana.
  • La maggior parte dei rom che vivono in Italia sono di nazionalità italiana, un altro gruppo importante è costituito dai rom romeni – cittadini dell’Unione Europea, che quindi godono parimenti a tutti i cittadini comunitari, italiani compresi, del diritto alla libera circolazione – e infine c’è un piccolo gruppo di rom che provengono dall’ex Jugoslavia (di questi circa tremila sono apolidi, cioè non hanno cittadinanza e passaporto). E, infine, molti di loro hanno un permesso di soggiorno regolare, mentre i rom stranieri con il permesso di soggiorno scaduto sono in numero non significativo.
  • Circa 26mila rom e sinti in Italia vivono in situazione di emergenza abitativa, dentro baraccopoli formali (cioè riconosciute dalle istituzioni) e informali o nei centri di raccolta monoetnici. Si tratta di un numero pari allo 0,04 % della popolazione italiana e proprio l’anno scorso l’ISTAT ha pubblicato un lungo rapporto realizzato insieme all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e all’ANCI, in cui sono raccolte decine di tabelle di dati sulla popolazione rom, sinti e camminanti in Italia (www.istat.it/it/files//2017/02/Fonti_di_dati_sulla_popolazione_RSC.pdf).
  • L’Italia è l’unico Paese in Europa dove esistono i campi, creati dalle autorità per risolvere l’emergenza abitativa dei cittadini rom a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Gli abitanti sono in genere poveri e devono affrontare difficili condizioni sanitarie. Per costoro è molto arduo trovare lavoro e, va detto, non sono pochi i casi in cui per sopravvivere finiscono per delinquere o dedicarsi all’accattonaggio.

VISTO CHE

  • In Italia non esiste ancora una norma che riconosca rom, sinti e camminanti come “minoranza linguistico-culturale”, anche per alcune caratteristiche che differenziano queste popolazioni da ogni altra minoranza, come la diffusione su tutto il territorio nazionale (visto che soltanto all’interno di un territorio circoscritto le amministrazioni pubbliche riescono a predisporre apposite misure di tutela, come l’istruzione in una lingua diversa da quella della maggioranza, la toponomastica, il bilinguismo), la coesistenza fra persone che vivono una vita stanziale e persone che vivono una condizione itinerante, l’esistenza di spiccate varietà interne tra i diversi gruppi linguistici e culturali, la presenza di condizioni giuridiche diverse (cittadini italiani, cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea, cittadini di Stati extracomunitari, titolari dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria, apolidi).
  • Il Ministro Salvini si richiama espressamente ad un censimento, organizzato dall’allora Ministro Maroni tra il 2009 e il 2011, che si tradusse in realtà una schedatura su base etnica (con tanto di foto, impronte digitali, rilievo dell’altezza e dei tatuaggi). Per detta iniziativa, peraltro non conforme al nostro ordinamento costituzionale, l’Italia è stata condannata dalle autorità europee ed è stata costretta a pagare ingenti risarcimenti.
  • La Regione Emilia-Romagna lavora da anni per l’inclusione di rom e sinti, con strumenti previsti dalla L.R. 11 del 16 luglio 2015 “Norme per l’inclusione sociale di rom e sinti” e grazie a queste azioni abbiamo disponibili dati statistici sulla situazione in Emilia-Romagna e possiamo affermare che “nei campi e nelle aree della Regione vivono 2.745 persone, pari allo 0,06% della popolazione residente. I campi e le aree risultano 129, distribuiti sul territorio di 36 Comuni. Occorre sottolineare che la rilevazione “fotografa” la situazione delle persone presenti nelle aree pubbliche e private, a vario titolo denominate: rimangono pertanto “sconosciuti” quanti hanno intrapreso un percorso di emancipazione ed integrazione che li ha condotti scelte abitative convenzionali (alloggi ERP, affitti etc.), non essendo possibile né corretta una loro individuazione “su base etnica”: dal 2003 al 2012 sono state 568 le persone inserite dai Comuni in 123 alloggi.”
  • Obiettivo delle azioni programmate nell’ambito della strategia regionale è quello di, da un lato, tutelare le caratteristiche culturali e le libere scelte di vita nell’ambito dei diritti e dei doveri costituzionalmente previsti per tutti i cittadini, e dall’altro di innescare processi di autonomia ed emancipazione, con particolare attenzione a minori, giovani e donne quali possibili soggetti del cambiamento, con l’obiettivo di garantire una maggior coesione e benessere dell’intera comunità.

CONSIDERATO CHE

  • L’articolo 3 della Costituzione Italiana afferma che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali […]».
  • Esiste una profonda differenza fra un’azione di monitoraggio, approfondimento e rilevazione a fini statistici e conoscitivi di un fenomeno per comprenderlo, studiarlo e gestirlo e un’attività di schedatura o censimento delle persone unicamente su base etnica.
  • Tutte le persone che risiedono, anche temporaneamente, sul territorio italiano sono periodicamente censite grazie ai censimenti generali della popolazione italiana condotti da ISTAT (l’ultimo risale al 2011) e quindi non si ravvedono ulteriori necessità conoscitive a fini statistici.
  • L’immigrazione, l’inclusione sociale, la convivenza fra culture e tradizioni diverse sono temi molto attuali e spesso difficili da affrontare, per i quali non esistono ricette o soluzioni immediate.
  • Chi ha un incarico istituzionale, a tutti i livelli, non può contribuire ad alimentare un clima di odio e di diffidenza fra le persone utilizzando argomenti falsi e strumentali.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI ZOLA PREDOSA

RIAFFERMA la centralità dei diritti di tutte le minoranze ed esprime la più ferma condanna per ogni forma di discriminazione e violenza anche verbale nei loro confronti.
SI IMPEGNA ad approfondire ulteriormente la tematica in oggetto e a dare informazioni rivolte a favorire ragionamenti e confronti costruttivi su come affrontare il tema dell’inclusione sociale, della tutela delle minoranze e dell’integrazione in tutti i contesti, ed evitando allarmismi, strumentalizzazioni e atteggiamenti o frasi che possano istigare all’odio razziale e alla violenza.
CHIEDE AL SINDACO E ALLA GIUNTA di rafforzare l’impegno nelle azioni di contrasto dei fenomeni di piccola criminalità e prevenzione, soprattutto per quanto riguarda la formazione delle giovani generazioni nelle scuole e negli ambienti sportivi e per favorire, nei confronti degli adulti, un cambiamento culturale per una vera integrazione e rispetto di tutte le persone e delle minoranze.
CHIEDE AL GOVERNO NAZIONALE ED ALLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA di aumentare gli investimenti per: a) favorire la tendenza al superamento dei campi a favore di micro-aree; b) implementare i progetti di integrazione al fine di offrire un’alternativa lavorativa all’accattonaggio e alla piccola criminalità; c) effettuare un rilevante investimento nei servizi sociali per combattere l’abbandono scolastico (nonostante nella nostra Città Metropolitana il dato di assolvimento dell’obbligo scolastico sia già pari al 93%).

Zola Predosa, 11/07/2018
Il Gruppo Consiliare PD di Zola Predosa

Il presente atto sarà trasmesso agli Organi istituzionali competenti, al fine di sollecitare l’adozione delle necessarie e doverose misure per l’attuazione di quanto sopra.